Il cloud computing

A. Costantini | Forse molti non ne sono consapevoli, ma tutti noi usiamo frequentemente il cloud a lavoro o nel tempo libero. La condivisione di post e foto sui social, l’invio di e-mail, la visione di film in streaming, l’archiviazione di file, la modifica di documenti condivisi, sono tutte attività rese possibili dal computing basato sul cloud. Quella avviata dal cloud computing è una vera grande rivoluzione. Una rivoluzione ancora in atto che sta cambiando, e cambierà sempre di più, il modo di utilizzare i computer. Si tratta di una tecnologia informatica, nota come “virtualizzazione”, che consente di sfruttare la rete per rendere disponibili software e hardware di gruppi computer distribuiti su Internet (i cloud server). Non a caso il cloud deve il suo nome alla consuetudine di disegnare Internet come una nuvola (in inglese, appunto, "cloud"). Ospitando software, piattaforme e dati in remoto, i server cloud liberano la memoria e la potenza di elaborazione dei nostri  computer e ci consentono di utilizzare quelle risorse da qualsiasi posto dove sia disponibile una connessione Internet e in sicurezza, utilizzando le credenziali ricevute dal fornitore di servizi (cloud provider). Esistono ormai tantissimi provider, cioè aziende che mettono a disposizione di privati e imprese, anche tramite abbonamento, una serie di risorse IT tra cui server virtuali, database, spazi di archiviazione, software, business intelligence, applicativi. Quelle aziende provvedono anche alla gestione completa del servizio e dei relativi aspetti tecnici, consentendo agli utenti di non doversi preoccupare di nulla e di “godersi” il prodotto finale. Il cloud può essere pubblico, privato o ibrido. Con il cloud pubblico le risorse erogate appartengono al provider, che le mette a disposizione e provvede alla gestione del sistema. Con questa modalità le risorse IT vengono condivise da tutti gli utilizzatori. Al contrario, il cloud privato prevede un insieme di risorse dedicato al singolo utente (spesso un’azienda) che ha accesso esclusivo al sistema. Questa soluzione garantisce una maggiore privacy perché la rete non è condivisa con altre realtà. Il cloud ibrido combina le due modalità precedenti attraverso tecnologie apposite che supportano l’erogazione sia in modalità privata che pubblica. Il modello di servizio offerto da un cloud provider dipende ovviamente da quali risorse vengono offerte agli utenti. Il modello di base è IaaS (Infrastructure as a Service) e rende disponibile l’intera infrastruttura IT, tra cui server virtuali, spazio di archiviazione, reti e sistemi operativi, con pagamento a consumo. SaaS (Software as a Service), invece, rende disponibile software tramite web (pensiamo a Office 365 e Google Suite). Il modello PaaS (Platform as a Service), infine, offre piattaforme complete per lo sviluppo di software. L'articolo su casertasera.it