Il rapimento Moro

Prof.ssa Francomacaro | Il 16 marzo è l'anniversario del rapimento di Aldo Moro e dell'uccisione degli uomini della sua scorta. Questo evento segue il filo rosso degli omicidi politici del Novecento fino ai nostri giorni.
Le ricerche per trovare lo statista partirono subito dopo l’eccidio di via Fani a Roma, dove avvenne il suo rapimento e l'eccidio della sua scorta ad opera delle Brigate Rosse. Un’imponente caccia all’uomo si aprì mentre l’Italia sconcertata si fermò per protesta. Dal 16 marzo al 10 maggio solo nella capitale furono impiegate 172mila unità tra carabinieri e poliziotti che effettuano 6mila posti di blocco e 7mila perquisizioni domiciliari controllando in totale 167mila persone e 96mila autovetture. 
Nemmeno i servizi segreti di tutto il mondo riuscirono a trovare Moro. In quei giorni, parallelamente al dibattito drammatico fra coloro che sostenevano la necessità di trattare con le Brigate Rosse e coloro invece che si rifiutavano di scendere a compromessi, furono le lettere del leader della Dc, a commuovere l’Italia. Gli originali non vennero mai trovati, ma dalle fotocopie delle missive emerge la personalità, la sofferenza e la dignità di un uomo che pagò con la vita la sua dedizione allo Stato e che non trovò conforto in un mondo politico lontano dalla cosiddetta “prigione del popolo” in cui era ostaggio. “Ufficialmente” il politico originario di Maglie in Puglia fu tenuto sotto sequestro in un appartamento di via Camillo Montalcini, nel quartiere Portuense, una zona all’epoca controllata dagli uomini della banda della Magliana. Era intestato alla brigatista Anna Laura Braghetti, la ‘vivandiera’ che lo aveva acquistato nel 1977 con i soldi del sequestro di Pietro Costa. Ancora oggi sono tanti i dubbi sul covo che, probabilmente, non è stato l’unico: c’è chi ipotizza che sia tenuto prigioniero sul litorale, tra Focene e Palidoro, come indicherebbero i sedimenti trovati sugli indumenti del politico. Su quei 55 giorni di prigionia si è detto e scritto di tutto. Il 9 maggio 1978 il cadavere del presidente democristiano venne ritrovato dentro il bagagliaio di una Renault 4 a Roma, in via Caetani, una piccola strada nel cuore della vecchia capitale, ad un passo da via delle Botteghe Oscure (dove c’è la sede del Pci) e non lontano da piazza del Gesù (dove c’è quella della Dc). Il corpo era rivestito con gli stessi abiti che indossava la mattina del 16 marzo. A dare l’annuncio una telefonata anonima.
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