Il MOSFET
A. Costantini | (la videolezione) In poco meno di un decennio, verso la fine degli anni Quaranta, la ricerca
sui dispositivi a semiconduttore fece un grande balzo in avanti, passando dai semplici
diodi rettificatori con ossidi di metalli, utilizzati ad esempio nei sistemi radar messi
a punto negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale, all’invenzione dei
transistori a semiconduttore. Benché dietro allo sforzo scientifico che ha portato alla
invenzione dei nuovi dispositivi ci fosse una motivazione applicativa (l’idea di voler
sostituire gli interruttori meccanici delle centraline telefoniche con interruttori
comandati più piccoli e più affidabili basati su principi elettronici), gran parte delle
idee innovative furono il frutto dell’entusiasmo e delle fini capacità speculative di
un gruppo di ricercatori della società dei telefoni americana: la Bell Telephone.
La prima conferma sperimentale della possibilità di ottenere
un’amplificazione del segnale in un dispositivo a semiconduttore fu ottenuta il 16
dicembre 1947, quando John Bardeen e Walter H. Brattain fecero funzionare il primo
transistore: il transistore con contatti a punte
metalliche.
Il dispositivo era formato da un cristallo di germanio
drogato n (Base) e da due contatti d’oro molto vicini tra
di loro (Emettitore e Collettore). Collegando al
Collettore un carico, i due ricercatori dimostrarono che
variando la corrente al terminale di Base si riusciva ad
ottenere una proporzionale variazione del potenziale
del Collettore. Poiché il rapporto tra la variazione di
potenziale del Collettore e la variazione della corrente
di Base ha le dimensioni di una resistenza, gli autori
descrissero il dispositivo come “transfer resistor” e
coniarono il termine transistor. Il 23 dicembre 1947 i
risultati degli esperimenti svolti furono comunicati alla direzione dei laboratori.
Questa è la data universalmente considerata come data di nascita del transistore.
Ma fu un altro ricercatore dei laboratori Bell, il fisico William Shockley, a
legare il proprio nome indissolubilmente ai dispositivi a semiconduttore. Si devono
a lui infatti i maggiori meriti nello studio e comprensione dei singoli aspetti fisici del
funzionamento del transistore.
I risultati del suo studio ed una messe di idee innovative sono riassunti in cinque
pagine del suo quaderno di laboratorio del 23 gennaio 1948. Nello scritto sono
puntualizzati in forma chiara tutti gli aspetti del funzionamento del transistore
bipolare a giunzione. Il testo costituì la base per la stesura del brevetto, presentato il
26 giugno 1948 e accettato il 25 settembre 1951. A causa
delle difficoltà tecnologiche che allora esistevano nelle tecniche di crescita e di
drogaggio dei cristalli semiconduttori, si dovette attendere più di un anno prima che
un dispositivo con tutte e sole giunzioni pn dimostrasse sperimentalmente la
correttezza dei meccanismi di funzionamento ipotizzati.
Anche l’invenzione del transistore unipolare ad effetto di campo JFET si deve a
W. Shockley. I transistori MOSFET dovettero invece attendere l’inizio degli anni
Sessanta prima di essere realizzati, a causa della notevole dipendenza del loro
funzionamento dalla qualità del cristallo usato e dalle caratteristiche della interfaccia
ossido-semiconduttore. Alla loro realizzazione hanno contribuito gli sforzi di diversi
laboratori di ricerca e di numerosi scienziati di differenti Università.
W. Shockley, W. H. Brattain e J. Bardeen
vennero insigniti, per le loro invenzioni,
del Premio Nobel per la Fisica nel 1956.
La struttura dei MOSFET si mantenne
simile a quella proposta dagli inventori, per parecchi
decenni fino a quando nuove esigenze
emersero che stimolarono nuove
soluzioni. A suggello dell’importanza del transistore nella vita contemporanea riflettiamo sul
fatto che si prevede che entro il 2025 ci saranno più transistor al silicio sul pianeta
Terra che cellule umane.