A. Costantini | (la videolezione) Il primo robot industriale nasce nel 1959 per mano di George Devol e Joseph Engelberger ed ha un peso di circa due tonnellate, decisamente troppo pesante se confrontato con quelli oggi installati nelle isole robotizzate. La prima installazione in una linea industriale avviene nel 1961 alla GM Ternstedt a Trenton, nel New Jersey. Alla fine degli anni ’60 i robot industriali approdano anche in Europa e inizia una diffusione concreta di questo strumento. Tuttavia, si tratta di strutture di acciaio con motori idraulici lenti ed imprecisi. I gradi di libertà e le capacità di carico dei primi robot erano limitate e le prime applicazioni industriali si registrarono nel campo automobilistico. Infatti, i robot erano dotati di pinze di saldatura per saldare ed assemblare le scocche delle auto. I primi esempi di impiego massiccio furono quelli della Nissan in Giappone e della Fiat (1972) in Italia, dove vennero usati diversi robot per la saldatura sulle vetture, un’invenzione italiana adottata, in seguito, da tutte le industrie automobilistiche. È chiaro quindi che, nonostante le evidenti limitazioni iniziali, i grandi imprenditori della storia furono in grado di vedere le infinite potenzialità di questi strumenti e da allora la loro evoluzione non si è mai fermata. Oggi i robot svolgono in campo industriale lavorazioni accurate come forature, pallettizzazione, stoccaggio, asservimento CNC, smerigliatura, fresature, verniciature, smaltature e tagli con il laser, specialmente in aree di lavoro difficili, salvaguardando così la salute degli operai. Nell’evoluzione dei robot industriali hanno avuto un ruolo importantissimo alcuni dei brand che hanno investito risorse nella ricerca e nello sviluppo e che normalmente integriamo nelle nostre linee automatizzate e isole robotizzate: KUKA, ABB, Kawasaki, FANUC. Tra di loro spicca anche una realtà tutta italiana: Comau, attualmente una delle più grandi società al mondo di robotica industriale. Classificazione dei manipolatori









Accanto ai robot, esiste un’altra categoria molto speciale che è quella dei robot collaborativi o Cobot: sono tipologie di robot concepiti per lavorare a contatto con l’uomo. Il modello più conosciuto è sicuramente lo Yumi di ABB. È una tipologia che spesso viene utilizzata in ambito medico/farmacologico. Per essere un cobot, il fabbricante o l’integratore di robot deve rispettare una serie di norme specifiche. I cobot in genere, infatti, possono muoversi intorno alle persone solo a determinate velocità, non possono surriscaldarsi e devono evitare il contatto umano fermandosi o cambiando direzione.