A. Costantini | (la videolezione) I motori elettrici, la cui funzione è convertire energia elettrica in energia meccanica, possono essere classificati in differenti modi, ad esempio: - a corrente continua, asincroni, sincroni, brushless, passo-passo, SR; - a corrente continua, a corrente alternata; - con spazzole, senza spazzole; - rotanti (ideali per la maggior parte delle applicazioni), lineari, alternati; - a bassa dinamica (per ventilatori, pompe, ecc.), ad alta dinamica (per macchine utensili, robot, ecc.), per moti di tipo incrementale (per stampanti, ecc.); - a velocità costante o leggermente decrescente al crescere del carico (vantaggiosi in molte applicazioni, ad esempio la velocità di rotazione di un mandrino di un tornio non deve dipendere dalle dimensioni del truciolo asportato); a velocità fortemente decrescente al crescere del carico (convenienti nelle applicazioni in cui il campo di variazione della coppia è molto ampio, ad esempio nella trazione elettrica). I servomotori sono motori generalmente di piccola potenza, funzionanti a regime intermittente, per i quali è molto importante non tanto avere un alto rendimento, quanto buone velocità di risposta ed alto smorzamento (in modo da raggiungere la posizione finale nel minor tempo e con assenza di oscillazioni), ridotti pesi e dimensioni (particolarmente importanti nella robotica, quando i servomotori sono situati su bracci mobili). Per quanto riguarda la scelta del tipo di motore per una data applicazione, questa è influenzata da differenti fattori, quali: - costi di acquisto, - costi di funzionamento (rendimento, manutenzione periodica), - rapporto potenza/peso (per sistemi aviotrasportati, bracci di robot), - complessità di controllo del moto, - affidabilità, - ondulazione di coppia, - campo di variabilità della velocità, - caratteristiche di avviamento e di frenatura, - ambiente in cui devono operare, - grandezza da regolare (velocità, posizione, coppia), tipo di regolazione (grossolana, molto precisa).